giovedì 24 maggio 2007

La scimmia dalle mutande firmate




La scimmia dalle mutande firmate si aggirava con il grugno tutto serio per i corridoi del settore dov’era stata assegnata. La scimmia non produceva nulla se non pettegolezzi bisbigliati a bassa voce a chi li dava retta. Purtroppo molti. La scimmia era una serva del potere quello più meschino e ruffiano, quello dei furbi insomma in poche parole il potere all’italiana. La Mafia d’altronde non avrebbe potuto nascere se non nel bel paese.
La scimmia teneva molto alla sua immagine, forse per compensare quel brutto grugno, quella ostentata maleducazione nei confronti di chi da scimmia lo trattava. Nulla era lasciato al caso, le mutande dovevano essere intonate con il calzino e la cravatta doveva ben infiocchettare il cervello così cretino.
Quello che più stupiva è che molte delle persone che assecondavano la scimmia e spesso se la portavano come compagnia a spasso, a pranzo o anche solo per un caffè erano soggetti spesso insospettabili. Non dei geni magari ma neanche degli allocchi. Quasi quasi umani. Ed invece anche loro si sollazzavano delle chiacchiere della scimmia con le sue belle mutande firmate, con i suoi atteggiamenti impostati e davvero un po’ ridicoli.
Eppure la scimmia una funzione sociale la svolgeva era un evidenziatore naturale delle personalità altrui o meglio delle non personalità.
La scimmia guidava il branco giù per il baratro ma sembravano tutti gradire quel rovinare giù per il pendio dietro un bel paio di mutande firmate.

martedì 22 maggio 2007

Ahhhhhhhhhhh




Ahhhhhhhhhhh ….è il mio sospiro liberatorio!
Sospiro di serena leggerezza. Sono pochi i momenti in cui mi sento così. Vuoi per il mio essere incontentabile e perennemente minacciato da un’apatia subdola, da uno spleen tutto torinese, vuoi per quella gran burla che sa essere la vita. Comunque sia oggi sono leggiadro, mi scivola tutto addosso come acqua di fiume quel fiume che mi ha donato oggi a pranzo una squisita trota servitami nel dehor del Pastis mentre all’ombra delle verdi frasche ammazzavo la calura tropicale con un freschissimo sorso di Greco di Tufo e con i sorrisi delle girls e la gentilezza e simpatia di Andrea.
La mia mente così tanto bohemien si concentrava tutta sulle lische del tenero pesce ed era lontana miglia dai dissapori, dalle delusioni, dagli amici/nemici, dalla routine lavorativa.
Potevo essere in qualsiasi posto del mondo e il mio stato d’animo sarebbe stato esattamente quello: leggero come una nuvola che scivola via senza destinazione precisa alla faccia dei satelliti meteo! Mentre bevevo ero la riga di un libro, ero Pessoa a Lisbona, Miller a Parigi, ero una rondine che… sì, fa primavera. Un raggio di sole che illumina le belle donne, quelle del mercato, le ragazze indaffarate tra i tavoli dei locali e le signore in pausa shopping. Ero una canzone dei Pink Martini, una di quelle che il gruppo dalla musica poliglotta, canta in spagnolo ero il “mar desconocido”.
Ma tutto questo a cos’era dovuto? Semplicemente al fatto che ero solo, solo e sereno e quando sono così mi piace estremamente coccolarmi. Mi piace sorridere alla vita per quanto possa essere pesa e stressante, mi piace irriderla cercando d’irradiare un po’ di luce pure io.
Baci
;)